Ubon che? Ma dove sei? Questa e’ stata la convrsazione tra me e un collega che e’ appena arrivato a Bangkok. E’ vero, qui siamo fuori dal mondo, ma la vita e’ piacevole. Stamattina ho girato come un pirla per la citta’. Giravo e rigiravo con la telecamera in mano. E mi ritrovavo sempre nello stesso posto. La gente ride, ha voglia di farsi riprendere. Nel pomeriggio, invece, ho abbandonato il Paese e grazie ad un audace guidatore di bicicletta con carretto sono andato a 5 chilometri dal centro, dove non esiste niente tranne che strade sterrate e alberi. Pero’ siamo arrivati in un microscopico villaggio dove le camice rosse sono ancora accampate. La radio e’ stata chiusa dalla Polizia ieri ma la stanzetta da dove trasmettevano messaggi e’ ancora li. Le foto di Thaksin sono ovunque. Peccato per la conversazione. Ho provato a parlare inglese, ma non capivano una parola. Mi facevano domande in Thai e rispondevo in italiano. Tanto era la stessa cosa. Mi hanno offerto spiedini a volonta’ e acqua colorata di rosso????? Poi, con il mio buon amico tassista, che a quanto di pedalata potrebbe fare invidia ai ciclisti professionisti, sono tornato in centro. C’e’ ancora una radio aperta. Si chiama “on air “, ma di inglese ha solo il nome. Pero’ ci capivamo. Mi sono fermato a fare quattro chiacchere con i ragazzi che ci lavorano e ho scoperto cose interessanti, che scrivero’ sul prossimo articolo. Infine, per chiudere in bellezza, ho chiamato uno stringer per fare interviste domani. Mi ha detto che vuole 200 dollari. Sostiene che e’ rischioso in questi giorni per un thailandese aggirarsi nei luoghi dei rossi. Ho spiegato che in piu’ di 24 ore che sono qui non ho ancora visto ul poliziotto. Ma niente da fare. Credeva di aver trovato il pollo da spellare. Gli e’ andata male. Non se ne fa niente. Al momento la pioggia scrosciante che cade fuori e’ l’attrazione piu’ interessante. E visto che di uscire non e’ il caso, come ieri sera ho ordinato una pizza. Tra 10 minuti arrivera’ il simpatico ragazzino di ieri tutto bagnato come un pulcino e con il cartone della margherita mi dara’ 4 bustine di ketchup. Una cosa che prima di adesso avevo visto fare soltanto al mio ex coinquilino americano. Ma a quanto pare, una delle usanze peggiori al mondo in fatto di cibo e’ arrivata anche qui. Lo faro’ contento, come ho gia’ fatto ieri, regalandole a lui. Per ora e’ tutto. Domani e’ un altro giorno. E dopo domani un altro ancora.
Mi piacciono i tuoi articoli e sono contento di aver trovato, oggi, il tuo blog. Però, dato che io a Udon Thani ci vivo da vent’anni e dato come la descrivi, proprio sicuro di essere venuto ds queste parti?
Comunque complimenti, continuerò a leggerti.
Si, non sono solito scrivere di cose dove non sono andato. Tra un pò, appena tornerò dal Myanmar, posterò anche foto. Mi dispiace anche non aver saputo prima che esistono italiani a Udon Thani. Io, gli unici che ho trovato, sono un americano e un australiano che da quanto ho capito gestiscono l’hotel dove dormivo. Per il resto la città è parecchio morta rispetto alla parte Nord. Nel senso che da fare c’è ben poco. Se non rilassarsi, appunto.